Senza alcun dubbio i tragici eventi avvenuti a Parigi poco tempo fa (e di cui abbiamo parlato nel seguente editoriale: “La libertà non è morta con Parigi, ma molto prima“) hanno scosso profondamente l’opinione pubblica e tutta l’Europa.
Per questo motivo sono saltate agli onori della cronaca priorità prima poco o per niente discusse, quali l’acquisto di nuove forniture belliche (e paradossalmente qualche mese fa l’acquisto di alcuni F17 da parte dello stato italiano aveva fatto molto discutere) e l’aumento della sicurezza, anche, come afferma il nostro premier, “a scapito della privacy”.
Ma tutte queste misure preventive, da sole, non sono sufficienti. E’ infatti necessario prevenire lo scoppio di certi estremismi, ma il primo passo per farlo è evitare la radicalizzazione dei giovani.
L’obiettivo è evitare la formazione di “ghetti” in base alla religione o alla nazione di provenienza, e al contrario incentivare l’inclusione sociale, culturale ed economica.
L’idea dell’Unione Europea
Per questo motivo proprio per oggi (ma probabilmente si estenderà anche all’intera giornata di domani) è prevista una riunione tra i ministri dell’Unione Europea dell’istruzione, della gioventù, della cultura e dello sport.
Il Commissario dell’Unione Europea, Tibor Navracsics, responsabile per l’Istruzione, la gioventù, la cultura e lo sport, ha dichiarato: “Al di là delle dichiarazioni, dobbiamo agire. Così come le forze di sicurezza, che cooperano tra loro, anche l’istruzione, la cultura, gli sport e i settori giovanili devono fare lo stesso per sradicare le radici del terrorismo: le disuguaglianze, la mancanza di attaccamento ai nostri valori comuni e l’esclusione sociale”.
Già ai tempi della dichiarazione di Parigi, a marzo scorso, i ministri si erano impegnati a perseguire questi obiettivi (che tra l’altro sono già stati evidenziati come fondamentali più e più volte); tuttavia dopo i recenti eventi la necessità di un nuovo summit è stata, evidentemente, avvertita come non mai.