Potrebbe essere già troppo tardi per la Fed e la BCE?

I giorni dei trade divergenti si possono contare sulle dita.

Con Janet Yellen e la Federal Reserve, i quali a breve (domani) alzeranno il costo del denaro, i mercati finanziari potrebbero aver già sorvolato su una divisione tra la politica monetaria degli Stati Uniti e quella della zona euro.

Le condizioni della FED e della BCE

Themos Fiotakis (co-responsabile dei tassi e la ricerca dei cambi presso la banca d’investimento UBS) ha dichiarato:

La nostra attenzione si focalizza sul prezzo. Il mercato sta dando notevole fiducia alla politica monetaria della Fed mentre dall’altra parte abbiano una sfiducia sulle condizioni recessive nella zona euro

La capacità della Fed di continuare a sollevare il proprio tasso di interesse è limitata dall’inflazione debole e la probabilità che il cosiddetto tasso neutro è inferiore a quello che era una volta. La BCE, inoltre, non può più tagliare il suo tasso di deposito visto che alcuni dei suoi funzionari sono già contro l’acquisto di titoli.

Nel frattempo, entrambe le economie stanno migliorando, anche se l’area euro è palesemente in ritardo. Deutsch Bank prevede che la crescita degli Stati Uniti rallenterà il prossimo anno al 2,1% dal 2,4% precedentemente preventivato, mentre quello dell’area euro accelererà al 1,6% dall’ 1,5% precedentemente preventivato, andando però a ridurre il divario tra i tassi di disoccupazione delle due economie.

fed

Lo stratega di Deutsche Bank Francesco Yared ha dichiarato:

Anche se il prezzo del petrolio è più debole, la riluttanza della BCE ad aumentare la quantità (e non la durata) del QE questo mese, potrebbe portare il mercato ad anticipare alcune azioni per quanto riguarda la politica monetaria europea.

Che ha poi aggiunto:

Se la disoccupazione continua a scendere, tra un anno a partire da oggi, il tasso sarà a circa il 10% (3 punti percentuali al di sotto del livello pre-crisi), scenario identico che ha portato poi la FED ha diminuire lo stimolo del QE sul mercato. Ci aspettiamo anche, che l’inflazione al di fuori di cibo ed energia, si attesti a circa l’1,3% entro la fine del prossimo anno, non lontano dalla sua media pre-crisi del 2008 all’1,55%.

Nel frattempo, il ritmo della Fed su probabili futuri rialzi dei tassi di interesse, potrebbero essere limitato se l’inflazione rimane moderatamente bassa a causa della forza del dollaro e lo scivolone delle materie prime. Infatti gli investitori stanno già mettendo in discussione la capacità della Fed di alzare il proprio benchmark sopra il 3%, anche se la Yellen ha promesso che agirà gradualmente.

Il tema principale

Per quanto riguarda invece Bank of America, l’economista Michael Hanson ha dichiarato ai suoi clienti:

Le divergenze politiche tra FED e BCE rimarranno un tema importante per il prossimo anno

Mentre il suo collega, Michael Hartnett, ha evidenziato come simile spaccature nel 1937, 1987 e il 1994 hanno portato ad arresti da parte del mercato.

Il trading divergente può aver comunque piantato i semi della propria morte. Daniel Waldman ha osservato, che la previsione di un aumento dei tassi di interesse da parte della Fed ha spinto verso l’alto i rendimenti dei titoli degli Stati Uniti e il dollaro, mentre il rovescio della medaglia, è che la zona euro ha un calo dei rendimenti per quanto riguarda l’euro e il Bund.

FONTE: Bloomberg

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