Joseph Stiglitz: un economista teorico

Parliamo oggi di un economista che è stato fondamentale per tutto il mondo per quanto riguarda la microeconomia, che è stato insignito del premio Nobel per l’economia nel 2001: Joseph Stiglitz.

Biografia Joseph Stiglitz

Stiglitz nasce nell’Indiana nel 1943. I primi tre anni della sua vita universitaria li passerà all’Amherst College, per poi terminare il suo percorso al MIT. Inizierà a farsi notare da subito per le sue qualità: nel 1965 riceverà infatti una borsa di studio che gli permette di studiare a Cambridge.

Una delle grandi passioni di Joseph Stiglitz è sempre stata l’insegnamento: subito dopo i suoi studi tornerà alla sua alma mater, il MIT, per insegnare. Attualmente svolge il suo ruolo di professore alla Columbia University.

Oltre all’insegnamento, Stigliz è stato attivo anche politicamente: ha lavorato nell’amministrazione Clinton tra il 1995 e il 1997; mentre è stato Senior Vice President e Chief Economist della Banca Mondiale fino al 2000.

I contributi teorici all’economia

I più grandi contributi che ha prodotto Joseph Stiglitz sono stati nel settore microeconomico. Fondamentale è stato il suo lavoro nel definire uno dei principi cardine della materia, le cosiddette “asimmetrie informative”, per cui è stato insignito del premio Nobel.

Il termine definisce una situazione per cui, in una trattativa, uno dei due contraenti non ha informazioni precise e sicure riguardo lo scambio che sta per fare. L’esempio classico è quello dell’acquisto di un’auto usata, dove non saprò mai precisamente le condizioni in cui si trova il mezzo.

Altra sua opera famosa è un libro pubblicato nel 2002, Globalization and Its Discontents, in cui analizza le azioni delle istituzioni economiche internazionali (in particolare il Fondo Monetario Internazionale) nella gestione delle crisi degli anni ’90.

Il risultato di questa opera è un’aspra critica all’azione dell’FMI, che secondo lui non solo è basata su un solo assunto fondamentale (la diminuzione della spesa pubblica statale), ma non è inoltre in grado di proteggere le economie più deboli o di garantire stabilità.

Post a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *