Assunzioni scuola: le lamentele sono davvero necessarie?

La notizia è uscita meno di una settimana fa, e per una volta, a differenza della norma, quando il tema di discussione è la scuola, il tema centrale non sono stati i tagli ma le nuove assunzioni.

Scopriamo i dati sulla nuova scuola

38 mila i nuovi assunti, che sono stati equamente selezionati (perché coloro che hanno i requisiti per un posto fisso sono molti di più) tra i vincitori del nuovo concorso, i vincitori del concorso precedente e gli esodati del settore.

38 mila nuovi posti, a cui seguiranno altre 55 mila assunzioni in novembre nella scuola, secondo le parole del ministro dell’istruzione Stefania Giannini.

La notizia è indubbiamente positiva, soprattutto se la colleghiamo ad un settore in cui le nuove assunzioni mancano da tempo. Il bando ha portato un numero di nuove leve impressionanti nelle strutture che da tempo lavoravano in una dichiarata carenza di personale.

Nonostante ciò, i servizi d’informazione si sono concentrati su un numero ben più piccolo di quelli che abbiamo citato finora, e per la precisione su 7000. Questo il numero di insegnanti, di vario livello e con vari titoli, che hanno ricevuto una proposta di lavoro in una sede lontana dalla loro residenza.

Perché creare polemica quando potrebbe non essercene?

Prima di tutto, credo sia bene ricordare la situazione di crisi in cui ci troviamo, aggravata in questo caso dal settore di cui stiamo parlando: la scuola. Molti insegnanti non riescono ad ottenere un posto di ruolo per anni, e quando sono fortunati riescono a lavorare attraverso il meccanismo delle supplenze, che comunque non ha lo stesso peso della cattedra fissa nelle graduatorie interne.

In una situazione  così critica, quindi, forse l’offerta di un posto fisso, anche se lontano da casa, non dovrebbe essere motivo di indignazione.

Differenze tra pubblico e privato

Se un’offerta del genere fosse stata presentata da un organismo privato, non avremmo trovato nulla da ridire. E’ piuttosto comune che un’azienda proponga ad un candidato un trasferimento. Nel caso in cui il neoassunto non fosse disposto a muoversi, si procederebbe ad offrire il posto al secondo in grado.

Il fatto che il nostro sistema pubblico, che da tempo viene accusato di non essere abbastanza vicino al mercato del lavoro privato, abbia utilizzato un metodo molto comune nel privato, invece, ha causato biasimo e risentimento, oltre a titoli catastrofici presentati dalla stampa.

Mi ha indignato particolarmente l’intervista ad una donna sui trent’anni, che riteneva indecoroso che le avessero offerto un posto fisso al nord, mentre lei risiedeva in Puglia.

Mia cara signora, non me ne voglia, ma io ritengo indecorosa la sua intervista.

Esattamente, quale sarebbe stata la situazione ideale? Assumere in quella zona insegnanti che non servivano, aggravando così la spesa pubblica? Non assumerla direttamente, preferendo un candidato più in basso in graduatoria, ma residente in Lombardia?

In una situazione di crisi tale, credo sia indecoroso lamentarsi per la mobilità richiesta. Forse dovremmo ricordarci tutti che un posto statale è, in fin dei conti, un posto di lavoro esattamente come quello privato; solo con un “capo” differente.

E tu, cosa ne pensi riguardo la nuova scuola? Le lamentele sono giuste o immotivate?

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