La black list è vuota, fine del pericolo?

Veniamo al capitolo finale di questa serie di articoli dedicati alla nuova forma di cooperazione internazionale fortemente sponsorizzata dall’Ocse, parlando di come la sua lista più temibile (la “black list”) si sia finalmente svuotata.

Iniziamo chiarendo che essendo la comunità internazionale anorganica (cioè priva di un capo, essendo tutti gli stati sullo stesso piano) ogni nazione compila in modo autonomo la sua black list (e sceglie autonomamente le sanzioni da applicare ai paesi in essa inseriti), anche se solitamente si cerca di conformarsi alla lista pubblicata dall’Ocse.

A ben vedere la realtà delle cose, non è tanto lo stato “pulito” ad adeguarsi alla linea di condotta dettata dall’Ocse, quanto lo stato “colpevole” ad accettare di mutare la sua condotta in una maggiore apertura alla cooperazione internazionale: questa apertura è segnalata dalla sua diversa posizione all’interno delle liste dell’Organizzazione, in maniera da rendere a tutti pubblica la novità.

Le scelte dell’Italia nei confronti della Black List

Veniamo quindi alle scelte del nostro paese.

Prima di tutto, è bene sottolineare come la black list italiana sia attualmente vuota: non ci sono quindi paesi che hanno scelto di rifiutare totalmente di collaborare con il nostro paese.

L’Italia ha scelto di inserire (virtualmente parlando, visto che ora è vuota) nella lista nera solamente i paesi che scelgono di non collaborare con il nostro paese, e di non includere come criterio stringente quello di una bassa (o nulla) imposizione fiscale sui capitali stranieri.

Questo criterio rimane invece presente nelle caratteristiche per essere inserito nelle white o grey list (di cui abbiamo già parlato, e che sostanzialmente differiscono in base al numero di accordi di trasparenza che hanno stretto con noi).

Gli ultimi stati ad essere stati depennati dalla lista nera sono stati quindi Malesia, Singapore e Filippine, grazie all’entrata in vigore della legge di stabilità del 2015, che come abbiamo già detto ha eliminato il secondo criterio di inserimento delle black list.

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