Torniamo a parlare delle varie economie nazionali, concentrandoci nuovamente su un’economia del vecchio continente: la Francia.
I nostri “cugini” mediterranei hanno quella che può essere comunemente definita come una moderna economia mista di mercato.
Per quanto riguarda il PIL nominale, la Francia è sita al quinto posto della classifica mondiale. La Francia è superata solo da USA, Cina, Giappone e Germania; mentre supera la Gran Bretagna. Nel 2014, il suo PIL era pari a 2614 miliardi di dollari.
Ecco gli argomenti che tratteremo:
- Settore Primario
- Settore Secondario
- Settore Terziario
- Occupazione/Disoccupazione
- Piani statali per l’economia
L’economia francese
Il settore primario
La Francia possiede senza dubbio un settore primario ampiamente sviluppato: ha diverse produzioni pregiate e ricercate, che gli garantiscono il terzo posto al mondo come esportatore di prodotti agroalimentari (a livello europeo, ricopre il ruolo di primo produttore ed esportatore).
La Francia ha una grande produzione di cereali, che si realizza principalmente tra Beauce, Artois e Piccardia (la prima è una zona centrale francese, con capitale Chartres; le altre due sono zone sulla manica, poco a nord rispetto Beauce). La Francia è anche al primo posto per la produttività unitaria del frumento, il che spiega la sua posizione rispetto all’export.
Molto efficienti sono anche le produzioni di latte (gli allevamenti bovini sono siti per lo più nelle zone della Bretagna e della Normandia) e quella di vino, per cui ha il titolo di miglior produttore di vino al mondo (anche se l’anno scorso l’export italiano nel settore vinicolo ha superato quello francese).
Altri settori molto sviluppati sono quelli della frutta e dei prodotti articoli. Il governo Francese sovvenziona periodicamente l’agricoltura francese, spesso con piani mirati di lungo periodo.
Il settore secondario
Anche nel secondo settore la Francia dimostra di avere ottimi numeri: è infatti il quinto paese al mondo per le esportazioni nell’industria manifatturiera.
Lo sviluppo del settore secondario è piuttosto omogeneo in tutti i comparti, compresi quelli legati all’alta tecnologia.
Ci sono diverse tipologie di industrie, tra esse spiccano quelle alimentari (famose le industrie legate alla fermentazione di vari alcolici, tra cui sicuramente spicca lo Champagne) e quelle ad esse legate: industrie chimiche e meccaniche.
Anche l’industria siderurgica e quella tessile (i filati della Loira sono rinomati già nel 1400, e da allora hanno mantenuto una discreta importanza nell’economia francese) sono ampiamente sviluppate.
Tutte le zone industriali sono concentrate in alcune aree specifiche, in particolare la zona intorno a Parigi, quella della Lille e quella di Lione.
Il settore terziario
Non si può non ricordare il settore terziario quando si parla dell’economia della Francia.
Il nuovo settore impiega infatti ben il 76.4% degli occupati francesi, mentre l’industria ne occupa solo il 20.6%. L’agricoltura (a dimostrazione di quanto sia sofisticata e tecnologica l’agricoltura) offre lavoro solo al 2.9% degli occupati.
Occupazione/Disoccupazione
Attualmente, il tasso di disoccupazione francese è pari al 10.5% (dato aggiornato ad aprile 2015). Negli ultimi anni il tasso si è alzato sensibilmente, indubbiamente a causa della crisi mondiale che ha colpito duramente il paese mediterraneo.
Come vediamo dall’immagine, il tasso è sensibilmente più alto rispetto a quello del Regno Unito (che è diminuito in maniera rilevante a partire dal 2013) e della Germania (che, come abbiamo visto settimana scorsa, sta diminuendo in maniera sensibile ed ha da poco raggiunto nuovi picchi al ribasso).
I piani statali per l’economia
Nonostante i dati che abbiamo finora elencato, non tutti gli aspetti dell’economia francese possono essere considerati ottimali.
Il deficit commerciale francese è infatti cresciuto esponenzialmente a partire dal 2005, e lo stesso ha fatto il deficit del budget (che nel 2005 è stato pari a 42350 miliardi di euro).
Anche il costo del settore pubblico ha registrato negli ultimi anni una crescita esponenziale, e tutto ciò si è tradotto in una diminuzione del rating francese secondo Standard and Poor’s da AAA ad AA+.
Se questo declassamento sembra relativamente poco importante, in realtà ha scalzato uno dei paesi con i maggiori livelli di esportazioni al mondo dalla fascia delle nazioni virtuose ed assolutamente sicure; cosa che potrebbe nel lungo periodo danneggiare anche le esportazioni.
Nel 2012, il debito pubblico si è attestato pari all’89.3% del PIL, un livello a dir poco esorbitante.
Senza dubbio nel futuro francese sono da prevedere delle riforme strutturali su questi punti, con (secondo alcuni) riforme per la pubblica amministrazione simili a quelle che hanno interessato l’Italia. Altro punto debole della nazione è l’incapacità di produrre internamente le macchine necessarie alle sue industrie: in Francia il settore è infatti quasi assente, e per questo dipende da Germania e Stati Uniti.