L’economia della Spagna

Eccoci di nuovo all’appuntamento settimanale dedicato alle economie dei vari stati intorno a noi.

Se la settimana scorsa abbiamo parlato della Francia, oggi parleremo dell’altro nostro stato “cugino” (forse, per gli italiani, anche un po’ più simpatico rispetto alla nazione francese): la Spagna.

Come le potenze di cui abbiamo già parlato (oltre alla già citata Francia; Germania e Italia), anche la Spagna ha un’economia classificata come avanzata.

Ecco gli argomenti che tratteremo:

L’Economia spagnola

Il settore primario

Il settore primario produce circa il 7% del PIL dell’economia spagnola. Oggigiorno, l’agricoltura spagnola è estremamente avanzata. In questo è stata complice la crisi, che ha costretto il paese (prima molto arretrato tecnologicamente) a fare veloci e cospicui progressi.

Oggigiorno l’agricoltura è estremamente meccanizzata, utilizza tecniche moderne all’avanguardia e la pianificazione delle operazioni di investimento. Ci sono tuttavia ancora grandi differenze tra le terre irrigate delle valli e quelle non irrigate (chiamate meseta).

Le meseta sono infatti dedicate ai cereali, mentre l’agricoltura delle valli è composta principalmente da ortaggi e piante industriali, come il tabacco, di cui la Spagna è un importante esportatore. Nelle colline e sulle coste meridionali sono diffuse coltivazioni come la vite, l’ulivo e gli aranci.

Altra coltivazione importante è quella del sughero, di cui la spagna è primo esportatore mondiale a pari merito con il Portogallo.

Per quanto riguarda l’allevamento, molto diffuso è quello degli ovini (in particolare quelli merinos), ma numerosi sono anche gli allevamenti di ovini e suini. In Andalusia è invece tradizionale l’allevamento di tori da corrida.

Infine, è molto sviluppata la pesca, in particolare di acciughe, tonno e sardine.

Il settore secondario

Il settore secondario rappresenta quasi il 30% del PIL nazionale, grazie anche alle numerose risorse minerarie presenti sul territorio, che spesso hanno fatto da traino all’economia. Tra i giacimenti più rilevanti segnaliamo quelli di zinco, ferro, rame, zolfo, piombo e mercurio.

Le zone industriali sono principalmente quattro: la zona dell’Asturia e delle province Basche, in cui sono sviluppate principalmente l’industria navale, quella ferroviaria, quella meccanica e quella siderurgica; la zona di Madrid, più concentrata sull’industria petrolchimica, chimica ed elettronica; quella di Barcellona, che si è focalizzata in settori quali quello alimentare e quello tessile; ed infine la zona di Valencia e Cartagena, famosa per l’industria aerospaziale.

Particolare importanza ha l’industria tessile, fonte di grande guadagno per il paese grazie alle numerose esportazioni (solo per citare alcuni marchi, diffusi a livello mondiale sono brand come Desigual e il gruppo Inditex, di cui fanno parte Zara, Bershka e Oisho). La calzaturiera, infine, è attualmente in fase di ammodernamento, ma sta diventando sempre più rilevante.

Il settore terziario

Come abbiamo già detto in tutte le economie che l’hanno preceduta, anche quella spagnola è principalmente indirizzata sul settore terziario, che produce infatti il 64% del PIL della propria economia.

Il settore è in grande espansione, soprattutto grazie ad alcuni settori come quello del turismo internazionale (la maggiore fonte di entrate per il paese), ultimamente in rapida ascesa.

Lo sviluppo delle telecomunicazioni e del settore informatico è notevole e si è espanso sensibilmente nell’ultimo periodo, mentre ultimamente il settore bancario non si è espanso, anche se rimane di notevole importanza.

Occupazione/disoccupazione

economia

Come ben vediamo nell’immagine, il tasso di disoccupazione della Spagna è notevolmente alto (basti pensare che avevamo definito “relativamente alto” il tasso di disoccupazione della Francia, che era pari al 10.5%).

La crisi del 2008 ha avuto ripercussioni pesanti nel paese, che sono ben lungi dall’essere risolte. Il livello non è ovviamente pari a quello della Grecia, tuttavia è ben comprensibile perché i paesi anglosassoni abbiano annoverato il paese nei PIGS.

I piani statali per l’economia

Sebbene alcuni settori dell’economia abbiano recentemente avuto un rialzo impressionante, le criticità del paese non si sono ancora risolte.

La crisi del 2008 ha assestato un duro colpo al settore edilizio, che ancor oggi è zoppicante.

Le problematiche non sono finite qui: nel 2014 il debito pubblico spagnolo era pari a 1.033,958 miliardi di euro, cioè il 98.1% del PIL. Nel 2015 il paese si era classificato come il sesto più indebitato della zona euro, superando abbondantemente Italia e Portogallo.

Strettamente collegata alla situazione del debito è la questione delle sovvenzioni da parte dell’Unione europea.

Negli ultimi anni, infatti, i fondi provenienti dall’UE si sono drasticamente ridotti, sia a causa della standardizzazione economica, sia a causa dell’allargamento dell’Unione ad un maggior numero di membri. Detto in termini più semplici, i fondi per l’agricoltura non sono aumentati quanto è cresciuto il numero dei beneficiari; mentre i fondi strutturali sono diminuiti grazie al miglioramento del reddito assoluto rispetto al 2008.

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