Grecia: quali le riforme? Quando le scadenze?

E’ inutile, ormai, chiedere se conoscete la situazione in cui versa attualmente la Grecia. Ne abbiamo parlato incessantemente, come d’altronde ne han parlato diffusamente tutti i media.

E’ quindi notizia più che conosciuta che, nella notte di lunedì, si è giunti ad un accordo tra la Grecia e l’Eurogruppo.

I vantaggi per la Grecia

Come tutti i compromessi, esso non è (come alcuni hanno ipotizzato) del tutto a svantaggio della nazione ellenica: al contrario, anche il governo di Atene è riuscito ad ottenere molto.

Per capire esattamente quanto Atene abbia guadagnato dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, e precisamente alla prima proposta di aiuti dell’Eurogruppo (proposta da cui è scaturito poi il Referendum).

Si parla degli inizi di luglio, ed in quel frangente l’Unione aveva offerto 8 miliardi di euro al paese, in cambio di un aumento dell’IVA e delle tasse alle isole. La proposta dell’epoca è stata rifiutata, mentre questa settimana Atene si è assicurata un’iniezione di liquidità di quasi 83 miliardi di euro.

Oltre a ciò, posto che tutte le riforme promesse all’Eurogruppo saranno effettuate, la Grecia otterrà la tanto sospirata ristrutturazione del debito, cosa che permetterà al governo di organizzarsi sul lungo periodo.

Le richieste dell’Eurogruppo

In cambio a ciò che abbiamo già elencato, l’Eurogruppo richiede ovviamente qualcosa in cambio. Richiesta principale da Bruxelles è la velocità: si è perso infatti troppo tempo nelle contrattazioni pre e post referendum: le proposte europee dovranno essere implementate entro tre giorni.

Oltre a ciò, la Grecia dovrà porre 50 miliardi di euro in beni (principalmente aziende o possedimenti pubblici) in un fondo, a garanzia del debito che il paese ha tuttora col Fondo Monetario Internazionale.

Altre richieste avanzate dall’UE sono più particolari: tra esse spiccano la richiesta di una riforma del Codice Civile (in modo da impedire l’intervento dello Stato nell’operato delle banche) e la “depoliticizzazione” della PA, ovvero l’eliminazione da tutte le cariche pubbliche degli esponenti di Syriza.

A parte ciò, molte delle altre proposte avanzate da Tsipras e accettate dall’Eurogruppo sono molto simili all’offerta fatta da Juncker prima ancora del referendum: tra esse spiccano l’aumento dell’IVA al 23%, una maggiore tassazione delle isole (ad eccezione delle più povere).

Infine, fondamentale sconfitta della politica elettorale di Tsipras, il premier Greco ha dovuto accettare che esponenti dei vertici europei tornino nel paese a vigilare sull’attuazione delle riforme.

Gioco a somma zero per Grecia ed Europa? Ai posteri l’ardua sentenza.

E tu, credi che i maggiori vantaggi siano andati alla Grecia o all’Europa? Perchè?

FONTE: ANSA

Post a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *