Grom: il gelato di Torino ora in mano ad Unilever

Era il 2003, quando la ormai ben nota catena di gelaterie Grom vedeva i suoi natali per mano di Federico Grom e Guido Martinetti.

La realtà di Grom

Oggigiorno, Grom è definita dai più una Start up italiana di successo, che l’anno scorso ha visto un fatturato di 30 milioni di euro e con più di 650 collaboratori e 67 negozi è riuscita ad esportare con successo l’idea di un gelato artigianale all’italiana, pur inserendosi in un ambiente già all’epoca iper competitivo (soprattutto nel Sud Italia).

Da qualche tempo, poi, Grom ha spostato la sua attenzione sul piano internazionale, aprendo sedi prestigiose in giro per il mondo: attualmente conta tre gelaterie a New York, una a Malibù, una a Osaka, una a Tokio ed una a Parigi.

Nonostante i numeri più che dignitosi, non mancano i detrattori della catena, che si sono indubbiamente risvegliati con la notizia della vendita al colosso danese. Molti infatti lamentano come l’immagine artigianale della catena non sia infatti corrispondente alla realtà, e sempre più voci lamentano come la vendita della proprietà sia solo una via di fuga da un prodotto scadente e ormai vicino al collasso.

Sono e rimangono voci di corridoio, ma proprio quest’ultime fanno la differenza negli affari.

L’acquisto da parte di Unilever

D’altro canto, Unilever è una realtà internazionale molto affermata sia in Italia sia all’estero, che già possiede nel settore marchi quali Algida e Magnum.

La multinazionale ritiene infatti che l’acquisizione del marchio torinese garantirà un rafforzamento della sua posizione nel settore, ma assicura anche che «questa collaborazione rappresenta per Grom una straordinaria occasione per continuare il percorso virtuoso che ne ha caratterizzato la storia: partire dall’agricoltura e, scegliendo le migliori materie prime, valorizzare il gelato italiano di qualità portandolo nei piu’ importanti mercati del mondo».

Alla direzione di Grom rimarranno comunque i due fondatori, Grom e Martinetti, ha assicurato Unilever.

Te cosa ne pensi di questa mossa da parte dei fondatori? Un altro fallimento del made in Italy? Scrivicelo in un commento qui sotto! 

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