L’oro giallo si trasformerà in oro verde?

Il titolo vuole essere provocatorio, ma purtroppo vedendo quello che sta succedendo e quello che è già successo sui mercati il dubbio che il bene di rifugio per eccellenza non è più visto così a noi è sorto.

Con la questione greca ci aspettavamo che l’oro si apprezzasse ma purtroppo non è successo, questo dovuto principalmente ad un fatto poco noto alle cronache di un trader inesperto ovvero: il deleverage.

Cos’è il deleverage?

Il deleverage è la riduzione della leva finanziaria, il disinvestimento che si realizza rimborsando il debito pregresso con la liquidità disponibile o vendendo asset finanziari in portafoglio per fare cassa.

Ma cosa è successo all’oro tra domenica e lunedì?

Noi andiamo a soffermare la nostra attenzione principalmente su quello che è successo tra la domenica note e lunedì mattina all’oro. Molti di voi si saranno accorti che il prezzo è passato dai 1130$ l’oncia a quasi 1000 dollari in poco meno di qualche minuto (tutto quello che vi sto dicendo lo potete constatare sul grafico della vostra piattaforma), ma la domanda perciò che tutti ci poniamo è: come è successo?

Partendo dal fatto che quando avvengono queste “pazzie” del mercato saltano tutte le analisi fondamentali o tecniche, in questo articolo capiremo cosa è successo quella notte.

La “telecronaca” della nottata

Prima di tutto siamo andati a scoprire da dove è partito “l’attacco” a questo bene di rifugio, e scopriamo che in quella nottata famosa l’unico mercato attivo era quello cinese (perciò i principali hedge funds che fino a qualche anno fa si potevano contare sulle punta delle dita, adesso si sono moltiplicati come formiche ed hanno attuato il loro piano).

Come detto pocanzi il raid contro l’oro è stato attuato di notte, mentre in America era ancora pomeriggio e in Europa si dormivano sogni tranquilli (ricordatevi che nel mercato nulla è dato al caso).

Per darvi maggiori dettagli mi avvalgo delle cifre che il Sole24Ore ha rilasciato:

Una prima raffica di vendite ha colpito l’oro sul Comex di New York, con 7.600 futures per consegna agosto scambiati nel giro di due minuti, per un valore nominale di 860 milioni di dollari. Quasi immediatamente a 12mila chilometri di distanza, la piattaforma dello Shanghai Gold Exchange registrava la vendita di 33 tonnellate di oro fisico, un quinto di quelle che normalmente passano di mano in un giorno. L’oro intanto crollava anche sui mercati cinesi dei derivati, innescando una serie di stop loss che potenziavano l’effetto ribassista.

Ovviamente quello che è successo è totalmente legale da un punto di vista legislativo, ma effettuare queste azioni mentre i maggiori mercati mondiali sono chiusi è solo una (passatemi il termine) “vigliaccata”.

Questo ribasso che sta vivendo questo bene di rifugio comunque non è stato dato solamente da questa azione, ma anche dalle stime che arrivano sempre dalla banca centrale della cinese:

Per la prima volta da sei anni ha alzato il velo sulle sue riserve auree: con 1.658 tonnellate oggi Pechino è al sesto posto nel mondo (dopo Usa, Germania, Fondo monetario internazionale, Italia e Francia), ma dal 2009 ha accumulato appena 604 tonnellate, meno della metà di quanto avessero stimato dagli analisti. Non solo. Poiché le riserve valutarie cinesi negli stessi anni sono cresciute a ritmi poderosi – fino a superare3mila miliardi di $ – la quota di oro nelle casse della banca centrale si è addirittura ridotta dall’1,85 all’1,65% (negli Usa l’oro costituisce oltre il 70% delle riserve). Tutto ciò nonostante la Cina sia il maggior produttore di oro al mondo e contenda all’India il primato dei consumi.

Tutto questo, ma principalmente il raid di domenica notte/lunedì mattina ha portato un deprezzamento dell’oro. Con il passare dei giorni scopriremo se l’oro tornerà ad essere bene di rifugio oppure continuerà ad essere il gioco “preferito” dei maggiori speculatori.

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