I paradisi fiscali: una definizione preliminare

Iniziamo oggi a parlare dell’economia di quei paesi comunemente definiti “paradisi fiscali”. Abbiamo già parlato, qualche tempo fa, di alcune nazioni che vantano regimi fiscali particolarmente vantaggiosi, ma cosa rende una nazione un paradiso fiscale?

Solitamente un paradiso fiscale é una nazione con un regime di tasse sui depositi bancari estremamente basso (o in alcuni casi nullo). Ciò é ovviamente fatto per attirare capitali dall’estero, anche se per il contribuente sfruttare questi paradisi viene comunemente annoverato come un reato, poiché la corrente filosofia sugli investimenti all’estero prevede che il cittadino paghi la “differenza” tra la tassazione nazionale e quella del paese in cui si sceglie di depositare i capitali al proprio stato di residenza.

Come classificare i paradisi fiscali?

Possiamo classificare gli Stati che vantano una tassazione inferiore alla media in diverse categorie:

  • Pure Tax Haven: uno stato che non impone del tutto tasse, oppure ne impone solamente una (o comunque molto poche) di valore nominale e garantisce l’assoluto segreto bancario, non scambiando informazioni con altri stati.
  • No Taxation on Foreign Income: questi stati tassano solamente i redditi prodotti internamente, non i capitali che provengono dall’estero. In uno stato di questo genere, per esempio, non conviene porre la sede legale di una cosiddetta società offshore, perché in tal caso pagherebbe comunque le tasse sui proventi.
  • Low Taxation: lo stato in questione impone una modesta tassazione fiscale sul reddito, a prescindere da dove esso viene generato.
    Special Taxation: Paesi dal regime fiscale impositivo paragonabile a quello dei Paesi considerati a tassazione normale, ma che permettono la costituzione di società particolarmente flessibili, e quindi che possano facilmente eludere le tassazioni intrusive.

Altra distinzione importante da fare é quella tra regime fiscale permissivo e regime fiscale che provochi una concorrenza fiscale dannosa. I parametri per definire una concorrenza fiscale potenzialmente dannosa sono stati definiti dall’OCSE, in un rapporto denominato “Harmful Tax Competition: An Emerging Global Issue”.

paradisi fiscaliTra di essi rientrano una tassazione prossima allo 0 (o per lo meno una tassazione con grandi disparità di trattamento per il reddito prodotto internamente ed esternamente al paese), L’assenza di trasparenza verso gli altri paesi per quanto riguarda le transazioni effettuate, l’elevata capacità di attrarre capitali stranieri al fine di incentivare l’elusione fiscale nei paesi nativi.

I paradisi fiscali sono dannosi non sono per l’elusione da parte di numerose aziende delle tasse del loro stato di appartenenza, che ovviamente comporta comunque un costo piuttosto importante per i paesi, ma anche perché attirano la criminalità organizzata, felici di poter ripulire il denaro proveniente da affari illeciti grazie alla mancanza di trasparenza e rintracciabilità delle transazioni a livello internazionale.

Se vuoi avere maggiori dettagli o informazioni, chiedere un parere alla nostra commercialista, ti consiglio di leggere il seguente articolo:I Paradisi Fiscali

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