Le pensioni non si toccano! Ora lo Stato ha un buco da 5 miliardi

Tutto è incominciato con delle lacrime. Lacrime famose, quelle del ministro Fornero nell’annunciare una delle mosse più odiate (forse la più odiata in assoluto) del governo Monti: quello con cui erano stati tolti, alle pensioni che al lordo superano i 1500 euro, gli scatti di adeguamento all’inflazione.

Sentenza Corte Costituzionale sulle pensioni

Ora, diversi anno dopo, arriva la sentenza della Corte Costituzionale: quella famosa decisione presa nel 2011 non era applicabile. Per la precisione, l’Avvocatura di stato ha stabilito che, di tutta la manovra, una parte precisa fosse giudicata incostituzionale, per la precisione questa: “che sui trattamenti pensionistici di importo superiore a tre volte il minimo Inps scattasse il blocco della perequazione, ossia il meccanismo che adegua le pensione al costo della vita“.

E adesso, le conseguenze ricadono sullo Stato e sul Governo attuale: sono quasi due miliardi quelli sarebbero dovuti essere erogati nel 2012, tre miliardi pieni per l’anno successivo.

Il motivo dell’incostituzionalità è stato poi giustificato con dovizia: paradossalmente, il fatto che alle pensioni più basse questo taglio indiretto non fosse stato applicato spiega già in parte il motivo dell’incostituzionalità sopra riscontrata.

Il taglio alle pensioni sotto i 1500 euro lordi è stato infatti evitato per non penalizzare i percettori di redditi modesti, in modo da non danneggiare il potere d’acquisto dei pensionati. Allo stesso modo, non è stata, secondo la Corte, del tutto illegittima quella famosa manovra del 2011. Semplicemente il taglio non è stato proporzionale, né ragionevole.

Per questo motivo, si è causato un “pregiudizio per il potere di acquisto del trattamento stesso e con irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività“. Detto in parole povere, il taglio è stato così rilevante da causare, nei percettori di pensioni più alte, quell’abbassamento del potere d’acquisto che si temeva per chi percepiva pensioni inferiori.

Sono stati, prosegue la sentenza della Corte, “intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita e l’adeguatezza.”

La reazione dei sindacati, ovviamente, non si è fatta attendere. Già erano molti quelli che criticavano, da posizioni di una certa rilevanza, la cosiddetta riforma Fornero (anche se il ministro ha più volte riferito di essere stata solamente un portavoce, e che la decisione è stata presa dal Governo, non da lei); ora che illeceità della manovra è stata dichiarata, le richieste di restituzione del “maltolto” fioccano.

In prima linea per questo Federmanager e Manageritalia, che avevano iniziato il ricorso, che chiedono una risoluzione in tempi brevi del problema; auspicando ovviamente la restituzione dei soldi mai versati. Una risoluzione in tal senso, però, non è sicura: già in altri casi analoghi, contributi dovuti non sono stati versati (o sono stati erogati in maniera solo parziale.

E tu cosa ne pensi? Ritieni giusta la sentenza della Corte?

FONTE: Repubblica

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