Perchè i paradisi fiscali danneggiano l’economia globale?

Abbiamo già parlato della decisione della comunità internazionale di troncare i ponti (economicamente e socialmente) con quegli stati famosi per mantenere una scarsa trasparenza rispetto ai capitali esteri versati nei loro istituti bancari.

Per quale motivo, però, questo danneggia a tal punto la comunità internazione da convincerla ad agire in massa contro i paradisi fiscali?

La motivazione è semplice: i paradisi fiscali permettono agli evasori di guadagnare applicando un minore regime di tassazione. Ciò, di per sé, non è illegale: ogni Stato ha la piena libertà di scelta al riguardo. Se però non fossero applicati a livello internazione dei sistemi di compensazione, una persona in possesso di ingenti capitali potrebbe scegliere di depositarli in uno Stato con una tassazione inferiore.

Questo cosa porterebbe a livello statale? Lo stato con la tassazione più alta (da cui i contribuenti cercherebbero ovviamente di fuggire) vedrebbe la maggior parte dei suoi capitali uscire dalla nazione, portando quindi ad un minore gettito.

Lo stato con la tassazione inferiore, invece, riceverebbe ingenti capitali dall’estero, aumentando quindi il suo introito. Ovviamente, questo porterebbe uno stato ad impoverirsi, e l’altro ad arricchirsi. Le conseguenze per la prima nazione sarebero potenzialmente disastrose.

Per evitare simili cataclismi, è stato applicato un meccanismo di compensazione, che prevede per i contribuenti di pagare (come tasse) al minimo la tassazione prevista nel loro paese.

Esempio di pagamento tasse nei paradisi fiscali

Facciamo un esempio pratico, che divideremo in punti, per chiarire la situazione:

  • Ipotizziamo uno stato A, con una tassazione al 10%, ed uno stato B, con una tassazione al 5%.
  • Un cittadino di A pagherà quindi sempre e comunque il 10% in tasse, a prescindere da dove sceglierà di investire i suoi beni.
  • Se investisse in A, pagherebbe direttamente allo stato il 10%.
  • Se invece scegliesse di investire in B, pagherebbe alla nazione “ospite” il 5%, ed alla sua nazione il restante 5%.

Questo meccanismo non porta vantaggi fiscali allo stato di appartenenza, ma scoraggia gli investimenti esteri (o almeno quelli senza una buona motivazione).

Ovviamente, se una persona scegliesse di non dichiarare gli investimenti ad un paese terzo il meccanismo di compensazione non si attiverebbe, permettendo all’evasore di non pagare la differenza nella tassazione tra il paese A ed il paese B.

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