Presentazione dell’azienda del settore energetico: Eni

Proseguiamo con l’analisi delle principali blue chip italiane e americane. Nelle prossime settimane, andremo a presentare ogni singola azienda italiana e non, per poi cominciare ad analizzarle sia da un punto di vista fondamentale (bilanci) e sia da un punto di vista grafico.

Ecco gli argomenti che tratteremo:

Dopo aver parlato di Enel la scorsa settimana, quest’oggi andiamo a scoprire la principale blue chip italiana del settore energetico: Eni.

Che cos’è e cosa fa Eni?

L’Eni, ex Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), è un’azienda multinazionale creata dallo Stato Italiano come ente pubblico nel 1953 sotto la presidenza di Enrico Mattei, che fu presidente fino alla morte nel 1962, convertita in società per azioni nel 1992.

La storia di questa società

L’ENI fu istituito con legge numero 136 del 10 febbraio 1953, ma l’intervento dello Stato italiano nel settore degli idrocarburi risaliva a prima della Seconda guerra mondiale: l’AGIP era nata nel 1926, l’Anic nel 1936 e la SNAM nel 1941.

Enrico Mattei fu contemporaneamente presidente dell’Eni e delle principali società controllate. I primi anni di vita dell’Eni furono contraddistinti da grande attivismo a tutti i livelli del ciclo degli idrocarburi.

Gli anni ’60

Alla morte di Mattei la presidenza dell’ente fu affidata al suo stretto collaboratore Marcello Boldrini, che però esercitava prevalentemente funzioni di rappresentanza; di fatto, Eugenio Cefis era il dirigente con la maggior autorità.

Le stesse licenze produttive conquistate dall’Eni in Egitto e Iran non furono particolarmente fortunate, non garantendo produzioni di greggio particolarmente rilevanti. La strada scelta dall’Eni in questo decennio fu così quella di stringere contratti di fornitura di petrolio, senza assumersi l’onere della ricerca e dell’estrazione, che comunque continuò, spesso in consorzio con altre compagnie, in molti paesi del mondo

Gli anni ’70

Cefis fu sostituito da Raffaele Girotti, che era stato uno dei suoi principali collaboratori; ben presto però i rapporti tra i due si guastarono e l’auspicato coordinamento degli investimenti tra ENI e Montedison non vi fu, nonostante i programmi redatti dal CIPE e l’istituzione di una Commissione Parlamentare di indagine sull’industria chimica. L’Eni cercò di avvantaggiarsi sulla concorrenza cercando di rafforzarsi nella chimica delle specialità e nella farmaceutica, acquisendo numerose piccole e medie imprese.

Negli anni settanta quindi si accentuò il ruolo dell’Eni come strumento per il salvataggio di imprese in difficoltà con lo scopo principale di salvaguardare posti di lavoro in Italia; nonostante questo, le attività internazionali proseguirono e portarono, ad esempio alla costruzione nel 1974 dei gasdotti per l’importazione di metano dai Paesi Bassi e dall’URSS. Nel 1971 l’Agip fu l’unica compagnia a “salvarsi” dalla nazionalizzazione delle ricerche petrolifere in Libia, rimanendo per molti anni l’unica a operare in quel paese.

Gli anni ’80

La sistemazione del settore chimico rimase un punto irrisolto dell’Eni: a un primo accordo con la Montedison nel 1983, che suddivise tra i due gruppi le principali produzioni chimiche, seguì nel 1989 la costituzione di Enimont, che concentrava tutta la chimica di base italiana. Ma già nel novembre 1990 venne firmato l’accordo che assegnava all’Eni la totalità delle azioni Enimont, per un esborso di 2.800 miliardi di lire.

La privatizzazione

Con il decreto legge n. 333 dell’11 luglio 1992 deliberato dal Governo Amato I, l’Ente nazionale idrocarburi fu trasformato in una Società per azioni controllata dal Ministero del Tesoro, con Gabriele Cagliari presidente e Franco Bernabè amministratore delegato; questa trasformazione costituì il primo passo del previsto processo di privatizzazione.

L’Eni subì un profondo processo di ristrutturazione: attività marginali e non strategiche furono cedute; la chimica, che tante risorse e tante energie aveva assorbito, vide di molto ridimensionata la sua importanza all’interno del gruppo, che avrebbe dovuto concentrarsi nelle attività strettamente legate al petrolio e al gas in vista della sua apertura agli azionisti privati. Il processo di ristrutturazione ridusse di molto il numero di dipendenti del gruppo rispetto ai massimi raggiunti negli anni ottanta.

Fonte: Wikipedia

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