Lunedì la settimana europea (anche se non sarebbe del tutto sbagliato dire mondiale) è incominciata col caos finanziario, grazie ad un accordo tra Grecia ed Eurogruppo che pareva sempre più lontano.
A pagare questa incertezza le borse che, in preda alla paura (fomentata anche dalle dichiarazioni del ministro delle finanze Varoufakis) hanno bruciato in una giornata quasi l’equivalente degli aiuti che sono stati negati alla Grecia.
La proposta di Juncker alla Grecia
Non ha rassicurato le piazze nemmeno la proposta giunta ieri mattina agli onori della cronaca formulata da Juncker, con cui il presidente della Commissione europea dichiarava, in maniera piuttosto implicita, che le trattative potevano essere riprese.
Durante la mattinata di ieri, tuttavia, il premier greco non pareva affatto entusiasta dell’ennesimo accordo che gli era stato presentato, tanto che il suo partito aveva dichiarato che, sebbene Tsipras avesse considerato la proposta con interesse, la sua risposta sarebbe stata no.
E no sarebbe stato anche il suo voto al referendum, così dichiarava Syriza alla stampa, con la dichiarata intenzione di ignorare i moniti del premier tedesco, che ricordava come, qualsiasi fosse stata la risposta greca, le trattative non sarebbero potute riprendere prima del voto del referendum.
Il cambio di rotta di Tsipras e la reazione del FMI
Poi, qualcosa è cambiato.
Per la precisione, il no secco e deciso di Tsipras è diventato più simile ad un forse, come si evince dall’invio del premier greco all’Eurogruppo di una lettera, contenente una controproposta a Juncker.
Al primo posto, sia per importanza mediatica che finanziaria, la richiesta di un accordo di due anni con l’ESM, il sistema di stabilità europeo che dovrebbe coprire le necessità finanziarie del paese per permettere allo stesso di ristrutturare il suo debito in sicurezza.
Il fondo dovrebbe impegnarsi per almeno trenta miliardi nel periodo tra il 2015 e il 2017.
Proseguo naturale di quanto detto sopra, è la ristrutturazione del debito al 180% del PIL, proposta che però non è piaciuta affatto al Fondo Monetario Internazionale, che ha dichiarato come “in nessun modo l’Eurogruppo può evitare il default di Atene”.
E mentre alcune voci non confermate già ventilano la possibilità dell’annullamento del referendum in Grecia, anche gli USA decidono di intervenire nella diatriba incitando ad una continuazione delle trattative fino al raggiungimento di un accordo.
Nel frattempo, a dimostrazione che l’idea di un compromesso ha quantomeno sfiorato l’Eurogruppo, un consiglio straordinario è stato indetto alle sette di ieri sera proprio per discutere delle nuove proposte presentate dalla Grecia.