Sanzioni all’Iran: Usa dice sì, Giappone no. USD/JPY da che parte sta?

Sappiamo bene tutti quanti quale sia la politica USA nei confronti dei recenti accadimenti iraniani, dunque è improbabile che qualcuno sia rimasto stupito dalla scelta di Obama di imporre sanzioni che avrebbero obbligatoriamente innalzato il prezzo del petrolio iraniano.

Scelta più moderata è stata fatta invece dal Giappone, da sempre più cauto nell’esprimere giudizi e condanne.

Il 13 gennaio, tuttavia, il Giappone ha deciso di interrompe questa linea astensionista con la dichiarazione di Koichiro Gemba, ministro degli esteri del paese del sol levante. Secondo Gemba, infatti, le sanzioni attuate dagli Stati Uniti non sono solamente inutili, ma anche, a suo parere, dannose.

Le sanzioni Usa sono state al contrario approvate dal ministro delle finanze Jun Azumi, mentre Gemba ha sostenuto come l’aumento della quotazione del petrolio iraniano andrebbe a beneficio solo del paese produttore.

Le reazioni dell’USD/JPY

La notizia è stata diffusa in Italia dall’ANSA il giorno stesso in cui sono avvenuti i fatti, e così la notizia si è sparsa in tutto il mondo.

Vogliamo ora scoprire se i mercati, ed in particolare l’USD/JPY, hanno dato ragione agli USA o al Giappone; in un certo senso potremmo scoprire se hanno ritenuto utili o meno le sanzioni sul petrolio iraniano.

Il 13 gennaio, il cambio USD/JPY era pari a 103.95. In quella data era però già in corso una grave perdita di terreno del dollaro a vantaggio dello yen giapponese. Per precisione essa era iniziata il 12 gennaio (data in cui il cambio era pari a 104.83) ed è terminata il 14 dello stesso mese (con l’USD/JPY che si è attestato sul 103.12).

USD_JPY

Una volta terminata però la spirale negativa che ha avvantaggiato lo yen, il cambio USD/JPY torna nettamente a favorire il dollaro in maniera a dir poco subitanea: il 16 gennaio il cambio è pari a 104.57 (il valore è quasi pari a quello registrato il 12 gennaio, prima del deprezzamento della moneta degli USA).

Considerazioni generali

Dato quanto osservato nel grafico nel periodo tra il 13 e il 16 gennaio, possiamo notare come il mercato abbia nettamente favorito il dollaro a scapito dello yen. Il calo iniziale della sua quotazione può  essere spiegato con l’attesa del meeting da cui sono partite le considerazioni di Gemba e di Azumi, che è poi stato velocemente recuperato una volta diffuse le notizie.

E’ interessante però notare come il dollaro, esaminando il periodo tra il 12 e il 16 gennaio (prima dunque del deprezzamento iniziale del dollaro) abbia perso uno 0.26 in totale. Da ciò possiamo intuire che, nel lungo periodo, esso è stato penalizzato (anche se in maniera quasi irrisoria) dalla sua decisione di sanzionare il petrolio iraniano.

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