Ci vorranno più di 40 dollari al barile sul greggio per far cambiare idea all’Opec, secondo gli analisti, prima della riunione del 4 dicembre a Vienna.
I prezzi del petrolio
Da quando l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio ha scelto di difendere la propria quota di mercato, il prezzo è calato del 44% dal suo valore estivo e con questo si sono andati a ridurre anche i ricavi dei membri (gli stati che fanno parte dell’OPEC) di quasi mezzo trilione di dollari.
L’Arabia Saudita, il più grande membro dell’Opec, sembra determinato a continuare il suo piano iniziato questa estate, per eliminare un eccesso di offerta ma andando così a mettere in difficoltà stati come: Venezuela, Algeria e Iran.
Antoine Halff (senior fellow presso il Centro per la politica Global Energy presso la Columbia University) ha dichiarato:
Non c’è ragione di aspettarsi alcun cambiamento. La strategia sta funzionando, il mercato si riequilibrerà, anche se c’è pressione sulla produzione di olio di scisto
Prezzo di equilibrio
Per alcuni membri dell’OPEC che si oppongono al progetto in quanto svelato lo scorso novembre, il costo è stato, è e sarà troppo alto. Il Venezuela, di fronte a una contrazione economica del 10% quest’anno (la quale sarebbe la più ripida del mondo), ha più volte chiesto un vertice tra l’OPEC e gli altri produttori per porre fine alla crisi.
I prezzi del petrolio potrebbero scendere fino a 20 dollari al barile a meno che l’OPEC si adoperi per stabilizzare il mercato. Il ministro del Petrolio del Venezuela Eulogio Del Pino, ha dichiarato nella giornata di domenica che un “prezzo di equilibrio” di 88 dollari, coprirebbe i costi di nuovi investimenti in capacità produttiva.
Il Brent, il punto di riferimento per circa la metà greggio del mondo, ha chiuso nel mese di agosto a 42,69 dollari al barile nel mese di agosto, il prezzo più debole da sei anni a questa parte.
Comunque anche l’Arabia Saudita non è immune alla crisi, infatti si è vista costretta a vendere le proprie riserve di valuta e le proprie posizioni sui mercati obbligazionari, per cercare di controllare il deficit di bilancio del 20%.
Secondo Harry Tchilinguirian (responsabile della strategia di mercati delle materie prime a BNP Paribas SA a Londra):
L’Arabia Saudita è il principale architetto della nuova politica dell’Opec, e nonostante le richieste da parte di altri membri a riesaminare il piano, ci aspettiamo che loro rimarranno fermi sulle loro idee. L’ esperimento nel lasciare la produzione costante, porterà ad un ri-aggiustamento del prezzo del petrolio
Ci sono dei piccoli spiragli, ovvero il massimale può essere elevato a 31 milioni di barili al giorno, dagli attuali 30 milioni, secondo i due funzionari dell’OPEC che hanno chiesto di non essere identificati.
Piani iraniani sul petrolio
L’innalzamento del limite sarebbe solo una formalità per incorporare il ritorno dell’Iran, senza portare alcun impatto sulla produzione attuale. Ci potranno essere discussioni per quanto riguarda le ambizioni dell’Iran, in quanto mira a rilanciare le esportazioni di petrolio, una volta che le sanzioni saranno rimosse a seguito di un accordo nucleare stipulato all’inizio di quest’anno.
Il ministro del petrolio iraniano Bijan Namdar Zanganeh ha dichiarato che il paese ripristinerà la produzione indipendentemente dall’impatto che avrà sui prezzi. Nell’ultima riunione OPEC nel mese di giugno, Zanganeh ha suggerito agli altri membri di ridurre la loro produzione per far posto al ritorno dell’Iran.