U.S.A e Default: anche i Grandi Rischiano di Fallire

Molti di voi ricorderanno la  notizia maggiormente riportata, per lo più con tono catastrofico, all’inizio di ottobre 2013 da qualsiasi mezzo d’informazione (blog, giornale, notiziario o talk show) che trattasse anche solo vagamente di economia: il rischio di default degli Stati Uniti d’America.

L’inizio della fine?

Lo shock generale seguito a questa notizia aveva, ovviamente, provocato una discesa vertiginosa della borsa americana: per la prima volta dalla fondazione dello stato, la principale potenza economica mondiale ha rischiato la bancarotta, un po’ come l’Italia non molto tempo fa.

Ovviamente le previsioni degli esperti furono a dir poco discordarti tra loro: taluni prevedevano la catastrofe, annunciata già da tempo ed irrecuperabile; altri invece assicuravano che entro una settimana al massimo tutto quanto si sarebbe risolto. La storia, come sempre, ha fatto il suo corso: il 16 ottobre i maggiori esponenti repubblicani e democratici (sotto forte pressione del presidente Barak Obama) hanno finalmente trovato un accordo adatto a sbloccare lo shutdown, alzando così il tetto del debito e salvando il paese in extremis.

Lo stesso presidente del senato, Harry Reid (leader democratico) ha dichiarato all’apertura dei lavori in aula: “il paese è arrivato ad un passo dal disastro, ma è stato evitato”; mentre il presidente Obama ha annunciato, all’indomani della ratifica del senato che: “i problemi che abbiamo ora sono di lungo termine, e dobbiamo affrontarli”. Vietato adagiarsi sugli allori dunque.

Ma come è stato influenzato dal rischio shutdown il mercato valutario? Abbiamo deciso di controllare il tasso di cambio dell’USD/JPY: vogliamo confrontare dunque due economie forti e con grandi interessi commerciali in comune, in un periodo di difficoltà.

USD/JPY il cronista della storia

Osservando con attenzione, notiamo che il tasso di cambio USD/JPY riassume perfettamente le vicessitudini degli USA del periodo, esso infatti è in caduta libera:

  • il 27 settembre il cambio USDJPY è pari a 98,91
  • al 9 ottobre esso è sceso a 96,90, risultando secondo, in termini negativi, solo al cambio del 12 Agosto precedente (96,04) negli ultimi sei mesi

L’entrata in campo di Obama

Dopo le prime spinte di Obama per un accordo al senato tra maggioranza e opposizione, però, il trend cambia drasticamente: l’11 ottobre  il cambio USD/JPY è pari a 98,19; mentre il giorno successivo alla ratifica del senato, il 17 ottobre, il cambio ha subito un ulteriore balzo in avanti (98,94) assumendo la quotazione migliore di tutto il mese in assoluto.

A mano a mano che la situazione americana si rafforzava, ed il rischio di default si assottigliava grazie a forti riforme dello stato, prima fra tutte quella riguardante l’immigrazione, il cambio ha continuato, nonostante le normali oscillazioni, in una lenta ma costante salita, raggiungendo il suo culmine al 30 dicembre: alla vigilia dell’anno nuovo il cambio USD/JPY era pari a 105,32, ed ancora oggi è a livelli molto alti (103,4/103,5).

foto del cambio USDJPY

Esaminando poi il tasso di cambio nell’arco di un anno, possiamo notare che il rischio shutdown ha, paradossalmente, rafforzato l’USD/JPY: in seguito allo “scampato pericolo” il cambio è salito sempre più, raggiungendo e superando in vari casi la soglia del 104, valore che, prima di ottobre, non era mai stato nemmeno sfiorato.

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